Onorevoli Colleghi! - Il 1944 può considerarsi l'anno più doloroso, eroico e decisivo della seconda guerra mondiale.
      Un anno doloroso, perché costellato dalle ritorsioni, dalle rappresaglie e dalle stragi con le quali la Repubblica di Salò e l'occupante nazista risposero alla crescente percezione di una sconfitta ormai inevitabile; un anno eroico, perché profondamente segnato dalla Resistenza e dall'impegno congiunto degli eserciti alleati; un anno decisivo, infine, perché fu allora che in Italia, in Europa e nel mondo si crearono le premesse per la definitiva sconfitta del nazifascismo.
      Una ricorrenza importante, dunque, e una occasione da non perdere per ripercorrere con rispetto, pietà ed orgoglio tutte le tappe della nostra rinascita nazionale: un itinerario della memoria che consenta a tutti gli italiani di ritrovare le radici autentiche della nostra democrazia, nata dallo smascheramento di un regime dittatoriale, dalla tragica esperienza di una guerra che fu anche guerra civile e dal contributo di una attiva solidarietà internazionale, basata sulla comune rivendicazione del valore della libertà.
      Piero Calamandrei ha scritto che per chi voglia scoprire dove e come è stata elaborata la nostra Costituzione, i luoghi da visitare non sono gli archivi del Parlamento o gli uffici dei giuristi, ma le montagne percorse dai partigiani, le fabbriche in sciopero contro il regime e tutti i mille angoli del Paese dove crebbe sul

 

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campo la cultura democratica delle italiane e degli italiani.
      È esattamente in questo spirito che oggi si presenta la proposta di legge sui sentieri della memoria.
      Sessantadue anni fa, in quei mesi ricchi di avvenimenti e di episodi di grande rilevanza storica e civile, un simbolo su tutti permette, a nostro parere, di riassumere efficacemente il senso profondo di quel particolare periodo: la linea gotica, che spezzò il Paese dal settembre 1944 all'aprile 1945.
      In primo luogo, la linea gotica fu a lungo espressione tangibile della frattura ormai insanabile tra l'Italia liberata e quella ancora oppressa dal regime nazifascista. Mentre a sud della linea si sperimentavano le prime forme di ritorno alla vita democratica, a nord le piccole Repubbliche proclamate dalle popolazioni insorte contro il regime venivano soffocate nel sangue.
      Quella linea, mobile eppure a lungo insormontabile, protetta dalle armate tedesche e dai repubblichini di Salò, era il simbolo stesso della ferita inferta al nostro Paese dall'occupazione nazista e dalla costituzione del nuovo Stato «fantoccio» che tentava di far sopravvivere il regime fascista.
      D'altra parte, gli scontri lungo la linea gotica rappresentarono la fase forse più aspra della Resistenza clandestina, irrobustita nei ranghi e sempre più spesso supportata nei modi più ingegnosi dai civili.
      La libertà apparentemente a portata di mano, la speranza e l'obiettivo di convincere gli eserciti alleati a forzare la linea nemica, la forza della disperazione di chi si trovava a vivere tutti i giorni sotto il fuoco incrociato dei due fronti, determinarono scelte di grande coraggio, che condussero alla liberazione di intere città, come Rimini e Ravenna, o al condizionamento pesante delle amministrazioni nemiche, come a Carrara; scelte coraggiose che, in ogni caso, costrinsero le forze nazifasciste ad una continua e logorante contesa, metro per metro, di terreni difficili, come quello delle montagne apuane ed appenniniche o dell'ampio e paludoso estuario del Po.
      In questa chiave, la linea gotica fu simbolo dell'eroismo ostinato di quelle italiane e di quegli italiani che non si sottrassero allo scontro con un nemico dalle forze incredibilmente preponderanti, neppure quando le strategie alleate giunsero a chiederlo esplicitamente; e fu anche simbolo del coraggio e della solidarietà della popolazione civile di quelle terre, attraversate dalla guerra e martoriate dalla fame, verso chi aveva scelto di lottare per la liberazione di tutti.
      Non è certo un caso che tanti comuni lungo questa linea possano oggi esporre con fierezza sui loro gonfaloni medaglie al valore conquistate sul campo dai sacrifici dei loro civili; o che la provincia di Massa Carrara, per prima in Italia, abbia ricevuto una medaglia al valore militare, con una motivazione che esalta proprio il carattere diffuso di una resistenza che fu militare e civile al tempo stesso, coinvolgendo fasce larghissime della popolazione.
      Attraverso i sentieri montani e le paludi compresi in quest'area, furono organizzate vie di comunicazione protette dai partigiani che permettevano il passaggio del fronte ai perseguitati, ai portaordini o semplicemente ai civili in cerca dei propri cari o di occasioni di baratto, fra le povere risorse delle zone occupate, come il sale marino, e i prodotti agricoli delle pianure.
      Infine, la linea gotica fu purtroppo anche il tragico teatro di numerosissime stragi.
      Come in altre parti d'Italia, una prima ondata di episodi gravissimi di rappresaglia contro civili inermi caratterizzò la feroce reazione dei nazifascisti prima alla proclamazione dell'armistizio e poi alla costituzione del movimento di Liberazione, anche nelle terre che successivamente sarebbero state attraversate dalla linea gotica.
      Poi, subito prima e durante il posizionamento del fronte, quando ormai il fallito attentato ad Hitler del 20 luglio 1944 e la liberazione di Firenze (dell'11 agosto) avevano accresciuto tra i gerarchi nazisti la consapevolezza della imminente sconfitta
 

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e il loro feroce desiderio di vendetta, questo territorio conobbe la serie agghiacciante di eccidi commessa dal 16o battaglione SS guidato da Walter Reder, che doveva concludersi infine con il massacro più grave della storia d'Italia, i 770 morti di Marzabotto.
      Sassaia, Massarosa, Massaciuccoli e Balbano ne furono le prime vittime, con 59 civili trucidati; Sant'Anna di Stazzema sopportò il massacro di centinaia di persone; ma la scia di sangue proseguì con 27 vittime, attraverso il Monte Ornato, il Monte Quiesa e Ponte del Pratale, fino a San Terenzo Monti, dove furono 107 i civili assassinati. Reder aveva capito che la forza dei partigiani si annidava tra le montagne e nei paesi che li sostenevano: così seminò 6 morti a Santa Maria a Colle, 13 a Guadine di Massa, 174 a Vinca e in altre località del comune di Fivizzano, 12 a Santa Maria del Giudice e 7 a Orto di Donna. Gli eccidi del suo battaglione si spinsero fino a Collodi, con 10 vittime, poi tornarono a martoriare la Lucchesia e Massa Carrara: fra il 1o e il 16 settembre ci furono 10 morti a Osterietta di Pietrasanta, 11 a Massaciuccoli, 12 a Compignano, 33 a Montemagno, 12 a Pieve di Camaiore, 3 a San Vito, 4 a San Martino in Freddana, 8 a Viareggio, 40 a Farneta, 146 a San Leonardo sul Frigido e 72 a Bergiola Foscalina.
      Negli stessi due mesi, brigate nere e nazisti di altre formazioni si scatenarono sui civili anche a Castelnuovo Garfagnana, a Pescaglia, a Camaiore, a Camparlozzo Casoli, a Gruppa, a Nocchi di Camaiore, a Massarosa, a Querceta, a Ranocchino di Seravezza, a San Concordio e nella stessa Lucca: chi conosce queste zone può capire da questo terribile elenco di piccoli borghi quanto fu capillare e spietata l'opera di terrore diretta a spezzare la solidarietà crescente fra la popolazione e i partigiani.
      Infine, fra il settembre 1944 e l'aprile 1945, la particolarissima condizione di un territorio in cui convivevano guerra di posizione, incursioni aeree e resistenza partigiana, spinse le forze occupanti ad adottare strategie di rappresaglia particolarmente feroci, che si tradussero in uno stillicidio di stragi di cittadini inermi in molti e sperduti paesini delle Alpi apuane, degli Appennini e della Romagna.
      Valgano per tutti l'esempio di Sarsina, in provincia di Forlì, e quello della provincia di Ravenna.
      Sarsina fu punita per l'accoglienza alle avanguardie alleate: la gente del paese si era avviata a piedi, per raggiungerle sulla vicina statale; i tedeschi prima mitragliarono il paesino e poi, nei giorni seguenti, lo occuparono, trucidando 22 civili e dando fuoco a case e a botteghe.
      Nella provincia di Ravenna, gruppi di tedeschi furiosi, in ritirata, trucidarono tra la fine di settembre e i primi di ottobre 63 civili inermi.
      Furono però colpiti da rappresaglie e uccisioni indiscriminate anche Toano, in provincia di Reggio Emilia, Sassuolo, Massa Lombarda, Ponte Sul Senio, Lugo, Vecchiazzano, Sant'Anna Pelago, Pavullo, Madonna sull'Albero, Biancanigo, San Cesario sul Panaro, Ciano d'Enza, Villa Cella, Calerno, Bagno in Piano, Mirandola, Nonantola, Masone, Solarolo, San Giorgio di Piano Finale, Quarantoli, Picca di Mortizzuolo, Casaltone, Ravadese, Borghetto di Castelnuovo, Case Vecchie. In queste località trovarono complessivamente la morte per mano dei nazifascisti 622 persone, nel periodo di esistenza della linea gotica.
      Tutto ciò merita di essere ricordato, ed ogni traccia di questo passato, tanto ricco di dolore ma anche di valori civili, merita la conservazione, la valorizzazione e l'approfondimento storico.
      È questo lo scopo della proposta di legge, che ha anche l'ambizione, nel suo testo, di cogliere ed interpretare le peculiarità di una guerra che fu profondamente diversa da altre, per motivazioni, vicende e ricadute sulla storia d'Italia.
      È per questo che accanto al censimento e alla tutela delle tracce più propriamente militari dello scontro (fortificazioni, trincee, camminamenti, sentieri militari e cimeli) abbiamo voluto inserire da un lato tutto ciò che ricorda l'organizzazione civile ed armata della Resistenza e dall'altro le rappresaglie e le stragi; vogliamo che ripercorrendo
 

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fisicamente i luoghi che furono teatro di quei mesi durissimi, oggi, le italiane e gli italiani abbiano modo di incontrare i casolari e i borghi violati dalla ferocia nazifascista, i sentieri di collegamento delle formazioni partigiane e le loro basi sperdute fra i monti, le iscrizioni che ricordano i mille atti di sacrificio della gente di queste terre, ritrovando nell'aspra geografia dei luoghi della Resistenza le radici della forza della nostra democrazia.
      Per la stessa ragione, vogliamo che ogni documento pubblico e privato ed ogni testimonianza possibile di quel periodo siano raccolti, vagliati e approfonditi come meritano, senza perdite o fratture fra il momento della memoria e quello della storia: è un passaggio delicato, che dovremo saper gestire con intelligenza, rispetto e competenza se vogliamo davvero consegnare alle future generazioni i fatti e i valori di questa fase cruciale per la nascita della nostra Repubblica.
      La nostra attenzione si è rivolta però anche alla particolare natura dei territori attraversati dalla linea gotica; si tratta di una serie di paesaggi tra i più inviolati del nostro Paese, ricchi di storia, ma anche di specie animali e di varietà botaniche ormai rare.
      Abbiamo voluto perciò garantire, assieme alla fruibilità dei percorsi e dei luoghi che sopra ricordavamo, la tutela ambientale dovuta ad un'area tanto preziosa, anche indipendentemente dai fatti storici di cui fu testimone.
      D'altra parte, essa potrà serbare memoria delle vicende che l'hanno attraversata tanto più efficacemente quanto più sapremo rispettarne la natura, che allora seppe divenire insostituibile alleata delle formazioni partigiane, assicurando protezione, asilo e vantaggio a chi meglio la conosceva.
      Sappiamo che regioni, province e comuni, così come associazioni partigiane e privati, hanno in questi decenni fatto molto per salvare le tracce della linea gotica e le memorie della Resistenza e delle stragi.
      Proprio da chi ha più lavorato in questa direzione viene però, oggi, una accorata richiesta allo Stato di risorse e di coordinamento.
      Non sarebbe giusta né rispettosa del ruolo cruciale delle vicende che si svolsero lungo la linea gotica una sottrazione della Repubblica alle sue responsabilità di tutela e di valorizzazione delle loro vestigia; inoltre, il modo migliore per rendere grazie agli sforzi locali finora compiuti è senz'altro quello di offrire in cambio l'impegno dello Stato per superarne l'inevitabile frammentarietà.
      Ormai, tutte le nuove iniziative promosse dai soggetti istituzionali più diversi propongono simboli, scelte e temi di respiro nazionale, nella consapevolezza del bisogno di ricostruire eventi e ricordi in un quadro di senso unitario, capace di consegnare alle future generazioni il significato profondo e universale di ciascuna esperienza di guerra: per citare soltanto le proposte che meglio conosciamo, perché nate entrambe all'interno del collegio elettorale della prima firmataria della presente proposta di legge, ricordiamo la proposta di legge sulla istituzione del Parco della Memoria del Frigido, già depositata e a prima firma della medesima, nonchè l'intenzione di realizzare un Museo multimediale, avanzata dalle amministrazioni locali e dalle associazioni partigiane di Massa Carrara.
      Entrambe le iniziative prendono le mosse da una stessa strage insensata, che coinvolse 146 persone che provenivano da tutta Italia: civili che non avevano ubbidito agli ordini di sfollamento delle città; frati che avevano accolto disertori nella loro certosa; soldati dell'esercito italiano che non avevano voluto unirsi alle truppe tedesche o repubblichine; gente semplice, rinchiusa nelle prigioni del Castello Malaspina per violazioni minori. Entrambe però si propongono di fare di quell'evento il paradigma di quella «guerra ai civili» che costituì la più tragica delle innovazioni introdotte dal nazifascismo e che è stata riprodotta purtroppo in molte delle guerre insensate di questo secolo.
      Per fare questo in modo efficace è necessario però un quadro di riferimento e di coordinamento unitario, che solo la
 

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Repubblica, figlia e custode dei valori che ciascuno di quei tragici luoghi della memoria testimonia, ha il dovere e la possibilità di garantire.
      Consideriamo tuttavia irrinunciabile il coinvolgimento delle associazioni partigiane, combattentistiche e d'arma e della società civile rappresentata nelle associazioni culturali e di volontariato no profit, così come riteniamo doveroso il riconoscimento delle competenze regionali, nel rispetto del titolo V della parte seconda della Costituzione e del notevole impegno finora profuso, in assoluta coerenza con le finalità e con gli obiettivi della presente proposta di legge.
      Tali competenze riguardano in modo particolare ogni intervento diretto sul territorio, di tutela, conservazione e valorizzazione storica ed ambientale, ivi compresa la disciplina dell'accoglienza dei visitatori e delle eventuali attività ricettive.
      Il ruolo che intendiamo affidare alla Repubblica nella sua interezza è dunque un ruolo di valorizzazione, promozione e coordinamento della riflessione e della ricerca storica sulla seconda guerra mondiale, sulla Resistenza e sulle vittime civili della violenza nazifascista, sostenendo tutte le iniziative di adeguato spessore scientifico e culturale che si propongono di favorire la conservazione e la trasmissione della memoria di quel periodo cruciale della nostra storia nazionale.
      Per fare ciò riteniamo opportuna anche un'adeguata previsione di risorse, che consenta il concreto avvio delle iniziative coerenti con le finalità della proposta di legge.
      Il concorso anche economico dello Stato favorirà inoltre il cofinanziamento comunitario dei progetti più ambiziosi: non sono poche infatti in Europa le iniziative di valorizzazione storica coerenti con l'impianto della proposta di legge.
      Tutto questo non può non confermare il valore strategico di ogni sforzo per la conservazione e la trasmissione della memoria d'Europa e confortare nella speranza di una larga intesa sull'opportunità e sull'urgenza dell'esame della proposta di legge, che intende operare per il consolidamento e la valorizzazione delle più autentiche origini della nostra Repubblica.
      Affidiamo dunque a tutte le colleghe e a tutti i colleghi il nostro auspicio di una sua rapida approvazione.
 

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